CARO TATA

La corrispondenza de La Tata Maschio con i lettori

 

Caro tata,

si avvicinano le vacanze e l’idea di passarle con la famiglia è la cosa che più amo in assoluto. Abbiamo la nostra routine estiva e con il crescere dei figli, le acque si smuovono un po’ di più, cominciano nuove avventure, diverse e sorprendenti e anche il rapporto genitori e figli cambia, si fa più maturo, più confidenziale ma anche più difficile.

Ti scrivo di getto con la speranza che tu possa darmi uno dei tuoi tanto preziosi consigli per quanto riguarda questa fase della preadolescenza dei miei figli.

Ho un pensiero abbastanza presente nella mente, come fare a non portare dispositivi elettronici in vacanza o magari a ridurne l’utilizzo?

Fosse per me vivrei le vacanze senza tv, rete internet, senza giochi e social per scoprirci ogni anno nel nostro luogo preferito come una famiglia unita capace di tirare fuori il meglio di sé quando c’è codivisione e collaborazione. Come sarebbe avere solo una semplice macchina fotografica per immortalare dei bei ricordi?

Si può dire che questo mondo digitale per i ragazzi e i bambini sia come una droga?

Come fare a distrarli continuamente se al primo momento di noia ciò che cercano è il dispositivo?

Mi chiedo perché nelle scuole non si insegni a fare buon uso di questi apparecchi elettronici! Ad oggi gli psicologi sono davvero preoccupati per l’uso sbagliato che ne viene fatto; si dice sempre più spesso che sia come dare una Ferrari a chi ha preso appena la patente e che se ci dedichi troppe ore al giorno può interferire con lo sviluppo mentale nella fase evolutiva del bambino.

E’ un argomento questo che mi sta molto a cuore, con cui ho a che fare quasi ogni giorno, e se devo immaginare le nostre vacanze le vorrei vivere come una liberazione dai dispositivi digitali come una rinascita in famiglia fatta di momenti felici e non di litigate, fatta di ricordi felici e di feste sotto le stelle.

In attesa di un tuo parere ti ringrazio per avermi ascoltata.

 

Con affetto

Carlotta

 

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lorenzo-naia

 

Cara Carlotta,

mio papà mi raccontava che, quando era ragazzino, durante la bella stagione lui e qualche amico andavano a fare il bagno in un canale. Ci andavano di nascosto, perché i genitori lo vietavano, pur sapendo che il divieto veniva infranto; il canale, infatti, era basso e le acque torbide ne celavano i pericoli. Un giorno successe la tragedia, un tuffo da un ponte fu fatale per uno di loro. Erano quelle estati all’aria aperta, avventurose e libere a cui mi sembra che tu aspiri, con un pizzico di nostalgia. Eppure i rischi, sebbene in larga parte totalmente diversi rispetto a quelli a cui sono esposti oggi i bambini e i ragazzi, non mancavano di certo. Cito questa vicenda dal triste epilogo per dire che il tema, penso, va ben oltre l’uso dei dispositivi elettronici.

Le vacanze che tu immagini, credo siano una condizione ideale, intesa come situazione che esiste solo nelle idee: se non fossero i device, ci sarebbe senz’altro qualcos’altro a destare (lecite) preoccupazioni e (salvifici) scontri.

Perché è nella natura della preadolescenza – e ancora di più dell’adolescenza – avvicinarsi al confine delle regole, e oltrepassarlo, per tracciare un perimetro, un margine, una linea di contorno, che poi è quella che ci permette di vedere le cose e di riconoscerle.

Se l’incontro segna l’inizio di una connessione (e qui non parlo di Wi-Fi!), è nella negoziazione che la relazione si edifica.

Al netto delle utili prescrizioni di chi si occupa del rapporto con la tecnologia, quello che in sintesi intendo dire è che i divieti totali di solito portano a risultati piuttosto sterili, se non controproducenti; molto più proficuo, ma anche più difficile, soprattutto in vacanza, è il compromesso: è proprio quello lo stare con loro.

Non è l’assenza di scontri a fare buona una famiglia, quanto piuttosto ciò che ci si dice, o meglio, quanto ci si ascolta. Niente Ferrari, dunque, ma se chiedono la bici nuova, magari… se ne può parlare.

Buone vacanze a tutte e tutti voi!

 

Lorenzo

 

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