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La sessualità spiegata ai bambini e alle bambine, di ieri, oggi e domani

a cura di Miki @likemiljian

 

I migliori incontri nascono con un’empatia.

Ecco, la nostra storia comincia così.

Un’amicizia forte, delle idee comuni, dei principi che sono troppo grandi e belli per restare in quattro mura.

Ho conosciuto Chiara, la Dottoressa Gregori, per destino. Un libro che ha colpito al cuore entrambe, un libro in cui si parla di depressione post partum, ci ha fatte incontrare. Ne è seguita una chiamata per conoscerci meglio, poi la seconda, la terza, fino a che le nostre conversazioni si sono spostate dallo schermo del computer al salotto di casa, a Bali.

Abbiamo trascorso dieci idilliaci giorni insieme, lei con le sue meravigliose figlie ospiti a casa mia, tra passeggiate sulla spiaggia e chiacchierate sulla fiducia in sé, sulla conoscenza del nostro corpo, dialoghi incentrati sulla gentilezza e il piacere. L’idea di svincolare la sessualità dalle sue catene di tabù e far diventare naturale, senza vergogna discuterne, nasce da una necessità, condivisa e reale, di cui mi sono fatta portavoce. Sono donna, moglie, ma soprattutto mamma, con l’obiettivo forte e chiaro di crescere figli consapevoli e sicuri di sé.

Galeotta fu una domanda “Ma Chiara, secondo te, quando possiamo cominciare a parlare disessualità con i bambini?”.

Galeotta fu la risposta. “Beh, considera che anche cominciare a parlarne a due anni è tardi. È già da due anni che il bambino convive con i suoi organi genitali, meglio sappia perché sono lì e a cosa servono quanto prima, no?”

E se la conoscenza del nostro corpo fin dalla più giovane età aiutasse a diventare adulti più forti e consapevoli?

Voilà. Da qui nascono le nostre talk. Conversazioni alla mano, conviviali, senza troppi fronzoli, in cui si parla di sessualità, organi genitali, sesso e piacere. E di cui oggi, sperando di essere utili e partecipando a questo movimento di libertà, condividiamo i contenuti insieme a voi.

- Micaela Savoldelli

 

 

 

Ho incontrato Miki attraverso uno schermo. Avevamo amato uno stesso libro che parlava di emozioni e ci siamo sentite per condividere le impressioni. Ne è nata una prima lunghissima videochiamata resa ancora più dolce dalle incursioni di Lia, la bionda figlia di Miki, che aggiungeva i suoi commenti di donna in erba.

Da allora è nata un’amicizia a cuore aperto... e porte spalancate. Miki e Julien hanno infatti accolto le mie figlie e me a casa loro, a Bali, pochi mesi dopo.

Di giorno eravamo circondati di figlioli e la sera facevamo le ore piccole, noi che andremmo tutti solitamente a dormire al tramonto, per parlare, parlare, parlare. È stato un enorme piacere accogliere le domande di questi due splendidi giovani genitori che, pur avendo una già chiara idea di come vogliono accompagnare i loro figli nel mondo, sono sempre alla ricerca di nuovi spunti.

- Dottoressa Chiara Gregori

 

 

M: Cara Dottoressa Gregori, buongiorno. Che piacere averla ospite qui oggi sul magazine di Family Nation. Dopo il nostro tour italiano in teatri e librerie a parlare in maniera semplice e conviviale di sessualità, eccoci qui oggi a mettere le domande più richieste nero su bianco. Cominciamo subito: quando cominciare a parlare di sessualità, e come?

C: Spesso ci chiediamo quando cominciare a parlare di “come si fanno i bambini”, da che età, e la risposta ha più a che fare con noi stesse e noi stessi che con i bambini e le bambine in questione. Quando ci sentiamo a nostro agio con questo argomento o per lo meno, quando ci sono chiare le nostre emozioni, può essere il momento giusto per cominciare. Molte donne che incontro nel mio studio si aspettano da se stesse di essere serene della loro sessualità per un semplice fatto anagrafico o per il fatto stesso di avere rapporti con il proprio o la propria partner. Sarebbe invece un punto di partenza meraviglioso quello di riconoscere ed accogliere i nostri disagi, i nostri imbarazzi. E’ forse l’unico modo per non trasmetterli ai nostri figli e alle nostre figlie e cominciare a scrivere una nuova storia.

 

 

M: Quindi, cara Dottoressa Gregori. Niente cavoli né cicogne. Oggi ci dice: come spiegare come si fanno i bambini?

C: Rasserenandoci noi per primi sull’argomento, eventualmente rimandando anche la risposta alla domanda che ci possono aver posto dicendo “uuu, che domanda importante. Ti voglio rispondere bene ma in questo momento non ho il tempo/lo stato d’animo giusto. Va bene se ne riparliamo prestissimo?”. Nel libro che ho scritto ho provato poi a creare una sorta di schema di spiegazione che possa condurre i bambini e le bambine a capire non solo il “come” ma anche il “perchè” si fanno come si fanno. Sono piuttosto convinta che, quando capiamo i perchè, tutto ci risulti più umano, leggero.

 

 

M: Domanda pungente: autoerotismo e limiti, come fare?

C: I bambini e le bambine si esplorano. Freud aveva dedicato parecchie sue riflessioni a riguardo, ma possiamo anche non occuparcene. La scoperta è splendida e non va ostacolata nè tantomeno demonizzata. Introdurre però il discorso dei limiti, anche precocemente, ci potrà essere molto utile. “Fa un bel solletico, vero?”... attendere la rispostanper poi aggiungere “E’ così bello e prezioso da meritarsi dei momenti solo tuoi. Momenti in cui sei sola/o e tranquilla/o. Ora siamo qua, in sala (macchina, cucina...), tutti insieme ed è bello stare insieme a parlare. Che ne dici?”

Questo permette anche di fare prevenzione per attenzioni improprie da parte di figure adulte, senza spaventare. “Il pene/la vulva è una zona bella e preziosa. Tutta tua. Lo vedi infatti come è nascosta?”

Ovviamente questi sono esempi e possono essere declinati in mille modi diversi, rispettando la nostra personale emotività perchè altrimenti trasmetteremo disagio. E se il nostro disagio rimane, possiamo raccontarlo: “sai che sono un pò a disagio mentre ti parlo di queste cose? Non è colpa tua! E’ forse perchè a me, alla tua età, non avevano raccontato bene queste cose e mi è rimasto addosso un pò di imbarazzo. Buffo, eh?!”

 

 

M: Nudità in casa sì o no?

C: Mi viene immediatamente da rispondere con un grande Sì. Mostrarsi serenamente nudi è un modo per trasmettere agio con il proprio corpo anche ai nostri figli e figlie. Poi però viene subito da fare dei distinguo e, come per molti degli altri discorsi che abbiamo fatto, dire “dipende”. Dipende dal fatto di sentirsi davvero a proprio agio con il nostro corpo e da come si sente il o la nostra partner: ognuno ha storie diverse e non basta ritenere che una cosa sia giusta o legittima per viverla anche bene. Ai bimbi e alle bimbe arriva il tono emotivo, l’atmosfera. Ritengo poi comunque importante valutare se cominciare piano piano a modificare le nostre abitudini quando ci si avvicina alla loro pubertà, per non essere troppo invadenti nella loro scoperta di nuove pulsioni.

 

 

M: Sempre nella dinamica dell’essere a proprio agio con la parola e nel comunicare, cosa consiglia, chiamare con il proprio nome gli organi genitali oppure no?

C: Bè, questa è proprio facile. Sì, dai, possiamo farcela. Vulva, Pene, Vagina, Testicoli non sono in fondo parole così brutte come sembriamo pensare. Non c’è davvero bisogno di creare dei diminutivi o vezzeggiativi. Ma, a costo di ripetermi, dico: meglio un sereno nomignolo che un nome corretto detto con disagio.

 

 

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Micaela Savoldelli
@likemiljian

Micaela Savoldelli, da tutti conosciuta come Miki Miljian, è autrice, imprenditrice e scrittrice. Per tre anni, insieme al compagno di vita Julien e ai figli Teo, Lia e Milo, che si è aggiunto all’equipaggio lungo il percorso, ha girato il mondo no-stop. Ora vive a Bali. È la penna dietro le avventure che entusiasmano sui socials e sul web: Like Miljian, ossia la storia della famiglia che lasciò tutto per partire alla scoperta del mondo.

Femminista convinta e ambasciatrice di una visione della maternità libera e moderna, la potete trovare su uno sgabello di qualche street food vietnamita a mangiare Bo Bun, con un cappello da cow boy nel deserto di Joshua Tree in California, in kimono a Tokyo, nelle risaie balinesi. Ama incontrare persone e raccontare storie.

 

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